Guido Scorza
03.03.2011 – La notizia è già nota: la Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha confermato la legittimità di un sequestro preventivo di un post su un blog di un noto giornalista, disposto dal Tribunale di Milano a seguito della querela per diffamazione da parte di una Parlamentare europea del Pdl che, nel post, veniva indicata come “l’ape regina” dei festini organizzati dal Premier.
Non si tratta, a ben vedere, di una grande notizia giacché, sfortunatamente, non è la prima volta e non sarà l’ultima che un post su di un blog viene sequestrato in via preventiva mentre i giudici verificano se una contestazione di presunta diffamatorietà è o meno fondata.
E’, anzi, accaduto di frequente, purtroppo, che sul medesimo presupposto si sia ritenuto di disporre il sequestro di interi blog anziché del solo post incriminato.
La decisione dei Giudici della Suprema Corte, peraltro, è, probabilmente ineccepibile sotto il profilo del diritto positivo giacché la nostra Carta Costituzionale delimita nitidamente la garanzia di insequestrabilità a favore dei soli “stampati”, escludendone, dunque, radicalmente l’applicabilità ai blog.
E’, tuttavia, difficile non constatare che proprio mentre in Parlamento potrebbe riprendere l’iter di approvazione del famigerato DDL intercettazioni con la sua perversa pretesa di estendere all’intera blogosfera l’obbligo di rettifica, trattandola, appunto, al pari dei media tradizionali, i nostri Giudici ed i nostri Parlamentari, continuino a guardare all’informazione che corre in Rete come alla “figlia di un Dio minore”.
La blogosfera come la stampa quando si tratta di legare la libertà di informazione in anacronistici limiti ed adempimenti burocratici, le web tv come la tv quando si tratta di subordinare l’esercizio di un’attività a portata di click ad autorizzazioni e controlli dell’Autorità ma, poi, improvvisamente, i media online, prepotentemente diversi da quelli mainstream quando si tratta di riconoscere loro garanzie e libertà fondamentali.
E’ un approccio da ripensare se vogliamo che la Rete, anche in Italia, divenga quello straordinario volano di libertà e democrazia che si sta rivelando essere in regimi, sulla carta, assai meno liberi e democratici del nostro.
C’è poi un’altra questione che la vicenda al centro della recente decisione della Corte di Cassazione solleva in modo dirompente: l’informazione in Rete è immateriale e corre lungo canali straordinariamente diversi da quelli distributivi lungo i quali corre, da sempre, l’informazione cartacea e quella televisiva.
Disporre il sequestro preventivo di un post non produce e non produrrà mai, proprio per questo, le stesse conseguenze proprie di ogni altro genere di sequestro preventivo.
L’informazione che, attraverso il sequestro preventivo del post in questione si sarebbe voluta condannare all’oblio è, oggi, disponibile in Rete in quantità e qualità certamente superiore rispetto a quella nella quale sarebbe stata reperibile se nessuno ne avesse richiesto la rimozione dal blog che originariamente la ospitava.
E’ anche questo che un Paese moderno dovrebbe, senza preconcetti di sorta, chiedersi: è davvero sempre auspicabile applicare al nuovo le regole del vecchio?
E’ un interrogativo che credo competa, in modo particolare, a chi, in perfetta buona fede ma, probabilmente, con scarsa conoscenza del fenomeno internet, ha ritenuto che chiedere il sequestro preventivo di quel blog fosse il modo migliore per garantire alla Parlamentare Europea del Pdl che nessuno sapesse della circostanza raccontata da Gianni Barbacetto: un’Onorevole Ape Regina…
Sono vicende delle quali la Rete deve far tesoro: perché non raccontiamo tutti questa storia? Perché non pubblichiamo tutti sui nostri siti e blog quella Sentenza? E’ una Sentenza pubblica nella quale si racconta una storia che si sarebbe voluto consegnare al segreto. Non è un invito alla disobbedienza ma solo a far capire quanto sia inutile e dannoso – per tutti – continuare a pensare di esportare in Rete le regole del vecchio Basso Impero mediatico, tanto per riutilizzare le parole di Gianni Barbacetto, oggetto dello scandalo.
[da Wired.it del 28 febbraio 2011]
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