Redazione
23.03.2010 –
Non vorremmo essere stati degli apprendisti stregoni. Il rapporto tra lettori e giornalisti è oggi così rudimentale che quasi nessuno mostra di conoscere i propri diritti e i propri doveri. Così si confondono garanzie, rettifiche e violazioni deontologiche. Il ministro Brunetta ha presentato un esposto all'Ordine nazionale dei giornalisti (che lo ha girato per competenza a quello di Roma) contro due cronisti dell'Espresso, rei di avere pubblicato un articolo che, secondo il ministro, è inesatto. Ma che c'entra l'Ordine? Il lettore, a una inesattezza, può rispondere con una lettera di smentita. E i giornalisti replicando possono dire la loro. Tutto qui. Da quando in qua un ordine professionale è tenuto a sanzionare eventuali errori di contenuto? Come si fa ad assimilare uno sbaglio (peraltro tutto da dimostrare) a un dolo o una violazione etica? Brunetta scrive che i due giornalisti non conoscono la deontologia. Ma ci sembra che sia lui a non avere alcuna nozione della legge sulla stampa, né dei compiti dell’ordine professionale. Ancora prima che uscisse in edicola il numero dell’Espresso con l’articolo che lo riguardava, il ministro è partito in quarta denunciando gli autori del pezzo: ma possibile che non gli sia è venuto in mente che avrebbe potuto prendere carta e penna e scrivere la sua bella smentita? O forse aveva timore della replica? [e.m.]
Brunetta fa esposto a ordine giornalisti contro articolo Espresso
A firma di Paolo Biondini e Olga Piscitelli su sanità in Veneto
Roma, 23 mar. (Apcom) - Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l`Innovazione Renato Brunetta ha inviato un esposto all`ordine nazionale dei giornalisti chiedendo che vengano presi “tempestivi provvedimenti” nei confronti del direttore de L`Espresso e dei due giornalisti firmatari dell`articolo “In Veneto mancano 3 mila sanitari. Ed è rissa tra l`assessore leghista e il ministro Brunetta” pubblicato a pagina 52 dell`ultimo numero del settimanale, nell`ambito dell`inchiesta “Ospedali senza medici”. Lo rende noto lo stesso ordine dei giornalisti.
Nel testo dell`articolo, firmato da Paolo Biondini e Olga Piscitelli, si legge che l`assessore regionale del Veneto alle Politiche Sanitarie Sandro Sandri “scrive dal 2009 lettere di fuoco al Ministro Brunetta, denunciando una vera e propria emergenza per il personale sanitario” che ormai è “pesantemente inferiore al minimo vitale”. I due giornalisti inoltre illustrano il caso del prepensionamento del professore veneto Gianfranco Franco deciso dal suo direttore generale, applicando il cosiddetto decreto Brunetta. L`assessore Sandri, lo scorso 18 marzo, ha immediatamente diramato un comunicato stampa smentendo qualsiasi notizia sui presunti screzi con Brunetta e definendo l`articolo del settimanale “una operazione di disinformazione bella e buona”.
“I virgolettati citati da L`Espresso - precisa il Ministro Brunetta nell`esposto - sono tratti da una unica, cortesissima lettera che l`assessore invia al ministro Brunetta il 24 febbraio 2009 con la quale gli chiede un incontro per affrontare la questione del fabbisogno del personale medico e infermieristico nella regione”. Il 30 aprile Sandri viene ricevuto dal Ministro a Palazzo Vidoni e al termine dell`incontro fa diramare una nota nella quale dichiara che si trattato di “un colloquio molto proficuo, del quale ringrazio il Ministro. Gli ho rappresentato la nostra preoccupazione per la tenuta dell`intero sistema ed esposto per sommi capi la nostra idea di individuare forme di flessibilità nell`utilizzo dei fondi dei finanziamenti a noi destinati.Devo dire che ho riscontrato una notevole sintonia sulla necessità di operare sulla base di un Patto di Stabilità `intelligente`”.
“Ma oltre che faziosi - si legge nell`esposto - gli improvvisati cronisti d`assalto de L`Espresso sono anche ignoranti: delle leggi così come della deontologia professionale. Amano sparare nel mucchio, si specchiano compiaciuti nei titoloni a effetto. E non perdono tempo a studiare”. Il Ministro quindi precisa nella nota inviata all`Ordine nazionale che “il regime delle assunzioni per gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale, fissato dalla legge finanziaria 2007 è stato confermato tale e quale dalla legge finanziaria 2010. I vincoli in materia non attengono direttamente al turn over di personale, ma consistono nel fissare un tetto di spesa.
Si tratta insomma di una materia di pertinenza delle regioni e il Ministro Brunetta non c`entra nulla. Per quanto riguarda invece la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro la relativa normativa contenuta nell`art. 72 del decreto legge 112/2008 e successive modifiche ha portata generale e riguarda anche il personale medico. Le norme Brunetta non mandano quindi a casa nessuno. Sono le singole amministrazioni che nella loro autonomia gestionale decidono i percorsi da attuare. E sono le aziende sanitarie che decidono se mandare o meno in pensione i medici. Attribuire al Ministro Brunetta la crisi del servizio sanitario nazionale è quindi veramente paradossale. Le sue misure di lotta all`assenteismo hanno semmai garantito da due anni una maggiore presenza di dipendenti pubblici negli ospedali”.
Il Consiglio nazionale ha provveduto ad inviare gli atti al competente Ordine regionale del Lazio.
Red/Apa
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NOTA DEL PORTAVOCE DEL MINISTRO
Portavoce Brunetta: "Gli improvvisati segugi de L'Espresso meritano una nuova lezione. E un nuovo esposto all'Ordine dei giornalisti"
I celeberrimi segugi de L'Espresso, un tempo tra i più autorevoli settimanali italiani, non hanno davvero fortuna. Ogni volta che si occupano del ministro Brunetta firmano articoli che raccolgono citazioni in giudizio dall'interessato oppure l'ilarità generale per i loro tanti sfondoni. La carenza di professionalità di questi giornalisti, pari solo alla loro inesausta faziosità, appare evidente anche nell'inchiesta di copertina del numero in edicola questa settimana ("OSPEDALI SENZA MEDICI"). A pagina 52 del settimanale compare infatti un titoletto "In Veneto mancano 3 mila sanitari. Ed è rissa tra l'assessore leghista e il ministro Brunetta" mentre nel testo si può leggere che l'assessore regionale alle Politiche Sanitarie Sandro Sandri "dal 2009 scrive lettere di fuoco al ministro Renato Brunetta, denunciando «una vera e propria emergenza per il personale sanitario», che ormai è «pesantemente inferiore al minimo vitale». Nel carteggio, di cui "L'Espresso" ha una copia, Sandri stigmatizza «una carenza di circa mille medici e 2 mila infermieri» solo in Veneto, con «rallentamento delle cure e allungamento delle liste d'attesa»". Più avanti, a pagina 54, dopo aver illustrato il caso del prepensionamento del professore veneto Gianfranco Franco (deciso dal suo direttore generale), i giornalisti Paolo Biondani e Olga Piscitelli chiosano: "Contro Brunetta è di nuovo insorto Sandri, che ora si ritrova il ministro pure candidato sindaco a Venezia".
Rissa? Carteggio di fuoco? L'assessore leghista che insorge contro il ministro Brunetta? "Ma mi faccia il piacere!" esclamerebbe il grande Totò. I virgolettati citati da L'espresso sono infatti tratti da un'unica, cortesissima lettera (allegato 1) che l'assessore Sandri invia al ministro Brunetta il 24 febbraio 2009, con la quale gli chiede un incontro per affrontare la questione del fabbisogno del personale medico e infermieristico nella regione. Il 30 aprile Sandri viene ricevuto dal ministro a Palazzo Vidoni e al termine dell'incontro fa diramare una nota (allegato 2) nella quale dichiara che si è trattato di "un colloquio molto proficuo, del quale ringrazio il Ministro. Gli ho rappresentato la nostra preoccupazione per la tenuta dell'intero sistema ed esposto per sommi capi la nostra idea di individuare forme di flessibilità nell'utilizzo dei fondi dei finanziamenti a noi destinati, pur rimanendo all'interno del Patto di Stabilità. Devo dire che ho riscontrato una notevole sintonia sulla necessità di operare sulla base di un Patto di Stabilità 'intelligente'. L'incontro si è concluso con la richiesta da parte del Ministro, che abbiamo accolto senza riserve, di inviargli una nota dettagliata contenente una nostra proposta per tradurre in concreto tale ipotesi".
Ma oltre che faziosi, gli improvvisati cronisti d'assalto de L'Espresso sono anche ignoranti: delle leggi così come della deontologia professionale. Amano sparare nel mucchio, si specchiano compiaciuti nei titoloni a effetto ("39 mila dottori in meno negli ultimi cinque anni. Per il blocco del turn over e la pensione a 58 anni imposta da Brunetta"). Sono delle penne aguzze che combattono il regime, non possono mica perdere tempo a studiare. Ci vediamo quindi costretti a dar loro un'ennesima lezione: di giornalismo e di deontologia professionale.
Il regime delle assunzioni per gli Enti del Servizio sanitario nazionale, fissato dalla legge finanziaria 2007 (legge del Governo Prodi) per il triennio 2007-2009, è stato confermato tale e quale dalla legge finanziaria 2010 per il triennio 2010-2012. I vincoli in materia non attengono direttamente al turn over di personale, ma consistono nel fissare un tetto di spesa del personale. In particolare gli enti non possono superare per ciascun anno la spesa di personale sostenuta nell'anno 2004, ridotta dell'1,4%. Le citate leggi finanziarie, in ragione della necessità di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e di intervenire sul disavanzo di settore che interessa alcune Regioni, prevedono poi l'adozione di piani di rientro dal disavanzo che una volta sottoscritti possono indurre le Regioni ad adottare nei confronti degli enti del Servizio sanitario nazionale misure maggiormente restrittive anche in materia di assunzioni al fine di realizzare un maggiore riduzione della spesa pubblica. Si tratta insomma di una materia di pertinenza delle Regioni. Il ministro Brunetta non c'entra nulla.
Per quanto riguarda la risoluzione unilaterale a del rapporto di lavoro (quella che molti hanno chiamato volgarmente "rottamazione dei medici"), la relativa normativa contenuta nell'art. 72 del decreto legge 112/2008 e successive modifiche ha portata generale e riguarda anche il personale medico. Con la circolare n. 4/2009 (allegato 3) il Ministro Brunetta ha reso chiarimenti in merito all'applicazione dell'istituto, precisando che per quanto riguarda il personale del Servizio sanitario nazionale, sentito il Ministero della Salute, i criteri per l'applicazione della normativa debbono essere definiti da ciascuna amministrazione (cioè ciascuna Azienda sanitaria) allo scopo di salvaguardare le specifiche professionalità. Tali criteri possono tener conto delle particolari competenze e/o esperienze (per non depauperare il patrimonio di conoscenze e professionalità) così come dell'esistenza di figure di cui si riscontrino attualmente o in prospettiva difficoltà di reperimento sul mercato, tenuto conto anche della programmazione formativa in particolare universitaria nonché del personale che ha beneficiato di specifici percorsi formativi attivati dall'Azienda sanitaria.
Le norme Brunetta non mandano quindi a casa nessuno. Sono le singole amministrazioni (anche le Regioni) che nella loro autonomia gestionale decidono i percorsi da attuare. E sono le Aziende sanitarie che decidono se mandare o meno in pensione i medici. Agli sfortunati segugi de l'Espresso ricordiamo infine la recente approvazione della nuova legge sul lavoro pubblico e privato, che concede ai medici la possibilità di restare in servizio fino a 70 anni. Attribuire al ministro Brunetta la crisi del servizio sanitario nazionale è quindi veramente paradossale. Soprattutto se si considera che proprio le sue misure di lotta all'assenteismo hanno garantito in questi due anni una maggior presenza di dipendenti pubblici negli ospedali.
Paolo Biondani e Olga Piscitelli, autori di questo articolo sgangherato e fazioso, prenderanno nota? A giudicare dalla professionalità dimostrata, abbiamo più di un motivo per dubitarne. Per questo annunciamo l'invio immediato di un esposto al presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti Lorenzo Del Boca affinché prenda nei confronti loro e del loro direttore gli opportuni, doverosi, urgenti provvedimenti disciplinari.
[dal sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, 19 marzo 2010]
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La polemica
Brunetta-L'espresso, botta e rispostaa
Non potendo negare la verità dei fatti, dati e documenti pubblicati da "L'espresso" nell'inchiesta sulla mancanza di migliaia di medici e infermieri negli ospedali italiani, il ministro Renato Brunetta insulta i giornalisti. E per screditare i cronisti autori di un articolo a lui sgradito, utilizza ancora una volta il sito istituzionale del ministero della funzione pubblica, di proprietà di tutti i cittadini e che dovrebbe servire per l'informazione istituzionale.
In queste tre pagine di offese scomposte, il ministro non smentisce la notizia, documentata da "L'espresso", delle gravissime carenze di personale ospedaliero registrato in quasi tutte le regioni italiane soprattutto per le cure dei malati più gravi (medicina d'urgenza e pronto soccorso) e dei bambini (pediatria); non nega (perché non può farlo) che tra il 2004 e il 2008 ben 39 mila medici hanno perso il posto di lavoro; conferma (non può fare altro) che la normativa che porta il suo nome ha autorizzato i direttori generali di nomina politica a pre-pensionare a loro discrezione anche medici di 58 anni, esercitando un potere che prima della legge Brunetta non esisteva; non smentisce (è impossibile) i dati dell'Anao-Assomed, secondo cui la medesima legge Brunetta mette a rischio di licenziamento altri 17 mila dottori pubblici; non nega (è ufficiale) che il governo Berlusconi ha cambiato per quattro volte in due anni l'età pensionabile dei medici, provocando innumerevoli ricorsi giudiziari.
Sostiene però che l'emendamento introdotto in piena campagna elettorale dal parlamentare Tomassini punta a cancellare gli effetti della sua normativa (come peraltro aveva già riferito "L'espresso"), ma dimentica di ricordare che quella leggina salva-camici rischia di restare inapplicabile proprio perché non abroga espressamente la legge Brunetta. Il quale non ritiene di dover neppure commentare i disagi di ben 13 mila medici precari, destinati a tamponare parzialmente le carenze di organico, e di migliaia di malati gravi che numerosi ospedali non riescono più a ricoverare.
Accusando falsamente "L'espresso" di averlo indicato come unico responsabile della crisi di personale della sanità pubblica, il ministro Brunetta mostra di non aver neppure letto l'articolo, che spiega invece come i tagli di questi anni trovino origine anche nell'enorme debito pubblico accumulato dall'Italia prima di Tangentopoli, nei buchi di bilancio di alcune regioni come Lazio o Sicilia e nei piani di rientro dal deficit imposti a partire dal 2006 dai ministri Padoa Schioppa e Tremonti. Con conseguenti carenze di medici e infermieri che la legge Brunetta ha semplicemente provveduto ad aggravare.
Il ministro, infine, definisce gentili e cordiali la lettera e l'incontro da lui avuto con l'assessore leghista alla Sanità del Veneto, Sandro Sandri, affermando di non entrarci niente con i licenziamenti di medici e infermieri deliberati in questi mesi dalle varie regioni. In attesa di capire perché l'assessore leghista, per denunciare la mancanza di tremila medici e infermieri negli ospedali veneti, abbia deciso di scrivere e di chiedere un incontro proprio a Brunetta, anziché alla controfigura di Totò da lui citato, pubblichiamo i dati dei medici dell'Anaao e l'intero carteggio in cui è lo stesso assessore Sandri descrivere la gravità del problema e a prendere le distanze dalla legge Brunetta: la potete leggere qui.
In questa l'assessore conferma infatti la mancanza di oltre tremila medici e infermieri negli ospedali veneti (non ancora colmata) e dichiara che anche la sua regione «virtuosa» rischia ormai di fornire un livello di cure inferiore al «minimo vitale».
Qui invece potete leggere circolare dell'assessore Sandri che «consiglia caldamente» a tutti i direttori generali della sanità veneta di applicare «con la massima cautela» la legge Brunetta, anche «al fine di evitare il proliferare di contrasti e contenziosi con le ulteriori pesanti ripercussioni».
E qui ecco l'intervista concessa due settimane fa da Sandri a "Primo Giornale", testata che diffonde 35 mila copie nella provincia di Verona, che è il suo collegio elettorale, dopo le proteste seguite al licenziamenti dei medici dell'ospedale di Legnago decisi in forza della legge Brunetta.
Infine, qui potete leggere la tabella dell'Anaao-Assomed con i dati, divisi per anni (dai 58 ai 64), che compongono la cifra totale di 17.709 medici italiani "rottamabili" per effetto esclusivo della legge Brunetta.
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