Società Pannunzio
03.03.2010 – LETTERA INVIATA DALLA SOCIETÀ PANNUNZIO AL DIRETTORE DE "IL MESSAGGERO", ROBERTO NAPOLETANO
Egregio Direttore,
il Messaggero del 4 marzo 2010 ha pubblicato un’intervista con la senatrice Ombretta Colli a pag 5, dal titolo: “Ombretta Colli: ‘Quel battimani? Solidarietà per un uomo in difficoltà, E poi chissà se è davvero colpevole”, in cui la rappresentante del Pdl si è così espressa: «… quando si vive in un Paese dove uomini come Andreotti e Mannino hanno vissuto un calvario di decenni con addosso l’accusa di essere collusi con la mafia e poi sono stati pienamente assolti». L'infondatezza dell'informazione fornita è evidente, ma l’intervistatore M.Sta. non la corregge e quindi avalla col suo silenzio un grave errore storico.
Come lei ben sa, la sentenza della Corte d’Appello di Palermo, che mandava assolto l’on. Giulio Andreotti con la motivazione che dopo il 1980 non erano a sufficienza provati (c.2 art. 530) i rapporti tra l’imputato e i capimafia corleonesi Rijna e Provenzano, aggiungeva che al contrario era provato, ma caduto in prescrizione per soli quattro mesi, il reato di «vera e propria partecipazione alla associazione mafiosa, apprezzabilmente protrattasi nel tempo», almeno fino alla primavera del 1980. L’anno dopo, la Corte di Cassazione confermava la sentenza di appello, ribadendo: «Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione».
Crediamo che i lettori del suo giornale abbiano il diritto di conoscere i fatti non sulla base di una dichiarazione falsa, ma di carte processuali che parlano chiaro.
IL DIRETTORE DE "IL MESSAGGERO", ROBERTO NAPOLETANO, NON HA PUBBLICATO NE' QUESTA LETTERA NE' ALCUNA PRECISAZIONE
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