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Un’interpellanza parlamentare contro la Società Pannunzio. La nostra replica

Società Pannunzio

27.02.2010 – Farina Santo Subito (© ilgiulivo.com) Il 25 febbraio è stata presentata da due senatori del Pdl, Luigi Compagna e Gianpiero Carlo Cantoni questa interpellanza al Ministro della Giustizia.

La Società Pannunzio (associazione nazionale, non romana) tiene a precisare che con questa interpellanza si tende a confondere tre fatti che sono separati. La Società Pannunzio ha presentato esposto contro il Direttore Feltri per il caso Boffo, facendo notare che il “Giornale “ aveva più volte insistito dolosamente a presentare un documento gravemente diffamatorio in suo possesso come di fonte giudiziaria mentre era di fonte ignota. Abbiamo letto i resoconti stampa dell’incontro tra l’Ordine di Milano e Feltri e troviamo che la sua giustificazione e ammissione di errore riguarda altro, e non la falsificazione della fonte. E ora la Società Pannunzio si trova a dover denunciare la richiesta (di sapore intimidatorio) di una indebita interferenza da parte dell’Esecutivo sulla libera espressione di autogoverno dell’Ordine dei giornalisti.

Inoltre, la Società Pannunzio non ha denunciato Farina (alias Betulla), ma come si può leggere dalla documentazione pubblicata su questo stesso sito ha chiesto un parere all’Ordine di Milano: “Dopo aver premesso che ogni espressione del proprio pensiero deve essere garantita comunque a tutti i cittadini, si richiede altresì dall’Ordine un parere-giudizio sulla legittimità che un ex-giornalista, tale Renato Farina, alias “Betulla”, radiato recentemente dall’Ordine, continui a svolgere lavoro giornalistico di routine e da corrispondente sempre sul “Giornale” diretto da Feltri”. Anche noi avevamo colto la delicatezza del caso. E siamo lieti che i due senatori del Pdl si comincino finalmente a interessare della libertà di informazione, aspettiamo altre loro interrogazioni contro i monopoli informativi, e contro la sostanziale violazione della legge Mammì compiuta dal loro leader Berlusconi. L’Ordine di Milano ha creduto giusto autonomamente d’aprire un procedimento anche sul caso Farina, (tenendo presente che il soggetto rimane sempre Feltri). Era suo diritto-dovere. Siamo curiosi di conoscerne l’esito, noi avevamo chiesto un parere, nell’attesa diamo il nostro.

La domanda centrale è "qual è la differenza fra il lavoro giornalistico e la libera espressione delle proprie opinioni, per strane che siano?"
La Società Pannunzio difende la libera espressione, tutelata dalla Costituzione, ma prende atto che – stando alla legge - Farina è stato radiato dall’Ordine per aver abusato del mestiere di giornalista per altri scopi, estranei all'informazione dei lettori. E quindi non può svolgere lavoro giornalistico. E l’Ordine, finché esiste, deve poter rendere esecutive le proprie delibere.

I senatori interpellanti, con falsa ingenuità, fanno credere che rendere effettiva la radiazione impedisca a Farina di esprimere il suo pensiero. Ma chi l’ha detto? Farina può scrivere dove e come vuole su qualunque media, come tutti i cittadini italiani. Solo che non può fare il giornalista. Come qualunque cittadino italiano, che non può svolgere attività e professione giornalistica se non è iscritto all’Ordine. Se se questa regola non piace ai senatori interpellanti e la vedono in contrasto con l’art. 21 della Costituzione, provvedano a farsi promotori di una proposta di legge per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Invece di tentare di fare di Farina una vittima della libertà d’espressione. Gli interpellanti scrivono di “ospitalità” offerta da Feltri a Farina. Con ciò lasciano intendere che il lavoro di Farina non è stato retribuito. Noi non possiamo saperlo. Sarà  cura di Feltri dimostrarlo, se può, all’Ordine di Milano.

Un’ultima precisazione: gli interpellanti dichiarano “falsa la notizia”riportata dalla Società Pannunzio su una interrogazione di Farina come prova di un conflitto di interessi tra il parlamentare Farina e il giornalista Farina. In effetti non fu un’interrogazione ma una nota ufficiale rilasciata da Farina assieme con l’onorevole Riccardo Mazzoni in qualità di “membri della direzione nazionale del Popolo della Libertà”, come da agenzia riportata in calce. Il conflitto di interessi, dunque,  rimane intatto.

Per la Società Pannunzio vi sono due criteri che rendono chiara e visibile la differenza tra una semplice espressione del proprio pensiero e il lavoro giornalistico vero e proprio. 1) Quest’ultimo è remunerato e 2) la prima deve poter essere riconoscibile come tale dal lettore. Nel caso di Farina, invece, il mestiere di giornalista è proseguito senza alcuna soluzione di continuità da prima a dopo la radiazione. Sarebbe stato un gesto di rispetto dei diritti dei lettori segnalare la nuova qualifica dell’autore, neo parlamentare del Pdl. Ma, forse, questo sarebbe stato pretendere troppo dal duo Feltri-Farina.

 

  • ALLEGATI:

    Allegato 1 - il testo dell'interpellanza 2-00166
    [PDF]

    “Premesso che:

    secondo il "Corriere della Sera" e "la Repubblica" del 23 febbraio 2010 il Consiglio regionale dell'ordine dei giornalisti della Lombardia avrebbe avviato contemporaneamente tre procedimenti disciplinari (in base all'articolo 56 della legge n. 69 del 1963) nei confronti del professionista Vittorio Feltri;

    uno di questi procedimenti riguarderebbe l'ospitalità concessa sui quotidiani da lui diretti ad articoli del giornalista e attuale collega onorevole Renato Farina che, dopo essere stato cancellato dall'albo su sua richiesta accolta dal medesimo ordine, era stato poi radiato in contumacia;

    tale "incolpazione" ha provocato di fatto, per l'ovvia minaccia implicata dal procedimento disciplinare, la sospensione del diritto costituzionale alla libertà di espressione del direttore, di Farina e dei lettori a "ricevere e comunicare informazioni e idee" in conformità all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU);

    secondo quanto riferito dal quotidiano "Libero", i procedimenti disciplinari sono nati per denuncia esposta dell'associazione Pannunzio di Roma, fatti propri dal citato Consiglio dell'ordine contenente la :

    si chiede di sapere:

    se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti richiamati in premessa;

    se gli risultino precedenti di una simile gragnuola di procedimenti contemporanei contro la medesima persona;

    se non ritenga che la vicenda non contenga un profilo persecutorio;

    se a suo avviso non si rinvenga un'evidente contraddizione tra, da un lato, la libertà enunciata all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della CEDU e, dall'altro, la pretesa di condizionarne il concreto esercizio alla correlativa iscrizione ad un ordine professionale;

    se ritenga che un ordine professionale possa intendere e praticare la propria indipendenza ed autonomia, se non in alternativa, in difformità a quanto dettato dalla Costituzione;

    quali iniziative intenda intraprendere - anche alla luce dei poteri di vigilanza spettanti al Ministro della giustizia relativi all'ordine dei giornalisti - dinanzi ai fatti in questione. (2-00166)”.



    Allegato 2 - lancio dell'agenzia Adnkronos del 28 agosto 2009

    EDITORIA. MAZZONI E FARINA (PDL): VERGOGNOSO ATTACCO A FELTRI. HA SMASCHERATO IL MORALISMO SENZA MORALE

    Firenze, 28 agosto 2009.  «L'attacco concentrico che si è scatenato in queste ore contro Vittorio Feltri e il Giornale è assolutamente vergognoso. Feltri ha avuto semplicemente il coraggio di pubblicare una notizia scomoda consegnandola alla valutazione dei suoi lettori, e in questo non c'è nulla nè di deontologicamente scorretto nè di riprovevole». Lo scrivono, in una nota, i deputati Riccardo Mazzoni e Renato Farina, membri della direzione nazionale del Popolo della Libertà. «Era l'ora, anzi, che qualcuno cominciasse a smascherare il moralismo senza morale - proseguono Mazzoni e Farina - che ha pesantemente segnato questa fase politica, squarciando i veli di un'insopportabile 'ipocrisia conformistà e a senso unico. Speriamo che questa sia la bomba che spegne l'incendio dei gossip assurti a strumento di lotta politica ponendo così fine alla stagione dei sepolcri imbiancati del moralismo». (Adnkronos)


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Commento inserito da Gabriele Testi il 01.03.2010:
Non dimentichiamo le implicazioni giuslavoristiche della vicenda. Se Renato Farina ha continuato a lavorare e ad essere retribuito senza averne titolo per "Il Giornale" perché radiato dall'Ordine dei Giornalisti (e quindi "non più giornalista") si è anche consumato un illecito previdenziale. Inoltre, risulterebbe evidente che è stato sottratto un posto di lavoro a un collega "in regola", magari più giovane e più capace, che avrebbe potuto semplicemente sostituirlo.

 
 
 
 



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