Società Pannunzio
20.02.2010 – In tempi di Padroni potenti e danarosi, i leccapiedi si moltiplicano e si incanagliscono. Qui riporteremo le loro prodezze. Però non ci dedicheremo troppo alla massa montante dei Minzolini e dei Fede che con la sua sguaiataggine tradisce un deprecabile dilettantismo, bensì a coloro che dello “strisciare” hanno fatto un’arte. Nostro mentore è il barone d’Holbach, che nel ’700 studiò le fatiche del cortigiano. Con lui siamo d’accordo che “i filosofi, che spesso sono di cattivo umore, considerano in verità il mestiere del cortigiano come vile, infame, pari a quello dell’avvelenatore”. Niente di più errato. I moralisti non si rendono conto, ottusi come sono, dei sacrifici quotidiani dei “lecchini” che “si votano alla noia, si sacrificano per i capricci (del Padrone di turno), immolano in suo nome onore, onestà, amor proprio, pudore, rimorsi”. E’ così triste, poi, eliminare dalla propria casa ogni specchio per non correre il rischio di imbattersi in un viso servizievole…
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